Civita, incastonata nel cuore del Parco Nazionale del Pollino, è uno dei borghi più affascinanti della Calabria. Conosciuta come “la porta del Pollino“, questa piccola località vanta una storia millenaria e una cultura unica, grazie alla sua comunità Arbëreshë, ovvero gli albanesi d’Italia, che qui si stabilirono nel XV secolo.
Un mix perfetto di natura incontaminata, architettura tradizionale e usanze tramandate nei secoli rende Civita una meta imperdibile per chi ama scoprire luoghi autentici.
Dove parcheggiare il tuo camper?
La cittadina è facilmente visitabile in poche ore, adattando l’itinerario alle tue preferenze e alle attrazioni che desideri approfondire. Sull’applicazione Park4night sono segnalati due parcheggi particolarmente comodi per una sosta: uno in Via Campo Sportivo e l’altro in Via San Leonardo. Io e Max abbiamo scelto di fermarci nel secondo, trovandolo ideale per la nostra visita e in quanto sito alle porte del paese.
Civita: un gioiello premiato per accoglienza e qualità
Civita fa parte del prestigioso circuito dei Borghi più belli d’Italia ed è insignita della Bandiera Arancione, un ambito riconoscimento assegnato dal Touring Club Italiano ai piccoli comuni dell’entroterra che si distinguono per l’accoglienza di qualità, la sostenibilità ambientale e un’offerta turistica d’eccellenza.
Questo titolo testimonia l’attenzione del borgo verso i visitatori, garantendo esperienze autentiche in un contesto unico e ben curato.
Le origini di Civita e le prime vicende
Sita a 450 m s.l.m., Civita, affonda le sue radici nel X secolo, quando un gruppo di coraggiosi abitanti di Cassano allo Ionio decise di sfidare le incursioni saracene e fondare un nuovo insediamento. Purtroppo, un terribile terremoto nel 1456 cancellò ogni traccia del borgo, costringendo gli abitanti all’esodo. Sarà solo grazie all’intervento dei Sanseverino, nuovi signori del luogo, che Civita rinascerà, portando con sé il peso di una storia millenaria.
Con la morte di Luca Sanseverino nel 1470, suo figlio Girolamo assunse il controllo dei feudi familiari e promosse attivamente l’insediamento degli albanesi, offrendo loro significative agevolazioni fiscali per favorirne l’integrazione nel territorio.
È difficile stabilire con precisione la data esatta in cui i primi albanesi si stabilirono a Civita. Le fonti storiche indicano un periodo compreso tra il 1471 e il 1479, ma inizialmente questi nuovi arrivati erano considerati più come visitatori che come veri e propri abitanti del borgo.
A seguito di una congiura fallita contro il re di Napoli, Girolamo Sanseverino perde i suoi beni, tra cui Civita, che viene concessa a Giorgio Greco come ricompensa per i suoi servigi. Con la breve ascesa al potere di Carlo VIII di Francia a Napoli, i Sanseverino riacquistano i loro possedimenti, incluso Civita. Sotto la loro guida, la comunità albanese di Civita cresce e si sviluppa, come dimostrano i censimenti che registrano un aumento costante del numero di famiglie.
L’arrivo degli albanesi a Civita, probabilmente favorito da Giorgio Greco, segna un punto di svolta nella storia del borgo. Questi nuovi abitanti, provenienti dalle terre d’Albania, si insediano nel rione Magazzeno e contribuiscono alla crescita e allo sviluppo della comunità. La loro presenza è testimoniata dai cognomi albanesi registrati nei censimenti. Nonostante i vari passaggi di mano, la comunità albanese di Civita riuscì a mantenere la propria identità e le proprie tradizioni. Questo è testimoniato dalla persistenza della lingua arbëreshë e dall’appartenenza alla Chiesa italo-albanese.
Nel corso del XVIII secolo, Civita acquisì lo status di comune e, successivamente, fu riconosciuta come comunità albanese dall’Italia. Questo riconoscimento ha portato alla tutela della lingua e delle tradizioni albanesi, con l’istituzione di sportelli linguistici e il mantenimento delle celebrazioni religiose secondo il rito greco-bizantino.
Civita e le sue leggende: il Ponte del Diavolo
Incastonata tra le colline del nord-est calabro, Civita, si affaccia sul Mar Ionio. Appollaiata su un altopiano che domina le gole del Raganello, è il primo posto che incontri se arrivi al Parco del Pollino dalla Puglia, dalla Calabria o dalla Sicilia.
Uno dei luoghi simbolo del borgo è il famoso Ponte del Diavolo, che si erge a 260 metri s.l.m. sopra il fiume Raganello, un autentico capolavoro di ingegneria e storia. Circondato da un paesaggio spettacolare, è avvolto da leggende affascinanti che lo rendono ancora più suggestivo.
La sua origine è avvolta nel mistero, e una leggenda popolare racconta che fu costruito dal diavolo stesso. La storia, nella sua essenza, è simile a quella che accompagna altri celebri “ponti del diavolo”, come quello di Cividale del Friuli e di Lucca, che ti ho raccontato nei relativi articoli. Il nome “Ponte del diavolo” è comune infatti a molti ponti antichi in Europa e deriva da leggende simili a quella di Civita. Spesso, questi ponti venivano costruiti in luoghi impervi e con tecniche ingegneristiche avanzate per l’epoca, suscitando stupore e meraviglia nelle persone. L’intervento del diavolo era una spiegazione semplice e affascinante per queste opere maestose.
La leggenda più famosa narra che un tempo, in questo punto, le due sponde del fiume Raganello erano separate da un burrone impraticabile. Un facoltoso proprietario terriero, desideroso di collegare i suoi possedimenti, invocò l’aiuto del diavolo, promettendogli l’anima della prima creatura vivente che fosse passata sul ponte.
Il diavolo, accettò la proposta e durante una notte tempestosa costruì un ponte solido e imponente. Al mattino, il proprietario terriero, astuto, fece attraversare il ponte da un piccolo animale, ingannando così il demonio. Furioso per l’inganno, il diavolo tentò di distruggere il ponte, ma invano.
Altre leggende associano il ponte a eventi misteriosi e a presenze soprannaturali. Si dice che di notte, il ponte sia attraversato da figure spettrali e che i viaggiatori solitari possano sentire strani rumori e voci.
Io e Max non siamo riusciti a scendere per ammirare il ponte da vicino a causa dei lavori di sistemazione del percorso pedonale. L’accesso era consentito solo tramite una navetta dedicata, disponibile a orari prestabiliti. Abbiamo comunque potuto apprezzarlo dall’alto, godendo di una splendida vista dal belvedere della città.
Civita: natura, avventura e panorami mozzafiato
Conosciuta anche come “il paese tra le rocce”, Civita è circondata da maestose montagne verdi che abbracciano la vallata, regalando un panorama unico.
Oltre al ponte del diavolo, Civita offre ai visitatori la possibilità di immergersi in un paesaggio naturale di straordinaria bellezza. Le gole del Raganello, uno dei canyon più spettacolari d’Italia, con le sue pareti verticali e le acque cristalline, sono una meta ambita per gli amanti del trekking e del canyoning. Questo itinerario è una vera avventura.
Grazie alla posizione strategica, Civita è anche il punto di partenza ideale per esplorare il Parco Nazionale del Pollino, con i suoi pini loricati e una fauna ricca e varia.
La parrocchiale di Santa Maria Assunta
Il cuore pulsante del centro storico di Civita è la parrocchiale di Santa Maria Assunta, un gioiello dell’architettura barocca che conserva intatte le tracce della sua fondazione cinquecentesca.
Orientata verso est, secondo l’antica tradizione cristiana, la chiesa si presenta con un impianto basilicale e un’iconostasi riccamente decorata, elementi distintivi della liturgia bizantina.
La presenza di un’antica cripta, forse di origine medievale, testimonia la stratificazione storica di questo luogo di culto, che ha accompagnato la comunità albanese nei secoli, diventando un punto di riferimento per la fede e l’identità.
Civita: architettura, tradizioni e magia albanese
La struttura urbanistica di Civita, con i suoi rioni a schema concentrico, è una testimonianza delle origini albanesi del borgo. Le stradine strette e le case addossate l’una all’altra erano pensate per la difesa, ma creano anche un’atmosfera intima e accogliente.
Nel cuore di questa comunità c’è la “gjitonia“, un luogo di ritrovo dove si coltivano le tradizioni e si rafforzano i legami familiari.
I comignoli e le “case Kodra” sono due peculiarità architettoniche che rendono Civita un luogo davvero unico. I comignoli, vere e proprie sculture in mattoni, erano costruiti con lo scopo di proteggere le case dagli spiriti maligni. Le “case Kodra”, con le loro facciate antropomorfe, aggiungono un tocco di magia al paesaggio.
Questi edifici sono legati al nome di Ibrahim Kodra, un pittore albanese, considerato uno dei più importanti artisti del suo paese. Nato nel 1918 a Ishëm, in Albania, ha sviluppato un talento artistico precoce che lo ha portato a studiare a Milano, all’Accademia di Belle Arti di Brera, dove è stato allievo di maestri.
Una cittadina affascinante che conquista per la sua posizione unica, immersa nella suggestiva Riserva Naturale delle Gole del Raganello e nel cuore del Parco Nazionale del Pollino, uno dei più grandi d’Italia.
Qui, si possono ammirare panorami mozzafiato che spaziano tra canyon imponenti, montagne verdi e una natura incontaminata. Civita non è solo un punto panoramico privilegiato, ma anche un luogo ideale per gli amanti della natura e delle avventure all’aria aperta.
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