Superga è uno dei luoghi simbolo di Torino, una destinazione che racchiude storia, cultura e bellezza naturale. Situata sulla collina omonima a circa 10 chilometri dal centro della città, la Basilica di Superga e il suo panorama mozzafiato sono mete imperdibili per chi visita il capoluogo piemontese.
Dove parcheggiare il tuo camper?
L’unico parcheggio disponibile a Superga è situato proprio davanti alla magnifica basilica, un punto strategico che offre una vista impareggiabile su Torino. Io e Max amiamo fermarci qui e abbiamo trascorso la notte più volte con il nostro camper, approfittando della quiete e della bellezza di questo posto. Superga è diventata per noi una tappa quasi abituale al ritorno dalla Spagna, un luogo perfetto dove riposare e ricaricarsi.
Dal parcheggio, soprattutto nelle giornate limpide, lo sguardo spazia su tutta la città, con una vista mozzafiato che include anche la Mole Antonelliana, uno dei simboli più iconici di Torino.
È un panorama che regala emozioni intense, soprattutto al tramonto o all’alba, quando le luci della città si accendono e rendono l’atmosfera ancora più suggestiva.
Basilica di Superga: un’icona sulla collina
Superga, in piemontese Soperga, è una delle vette più elevate della catena collinare che circonda Torino. Situato a nord-est della città, questo colle, alto 672 metri, domina il panorama circostante e ospita la celebre basilica, simbolo della devozione dei Savoia. La sua posizione strategica lo ha reso un punto di riferimento storico e culturale.
La Basilica di Superga è molto più di un semplice edificio religioso. Questa maestosa chiesa monumentale barocca è un simbolo della città e un punto di riferimento per i visitatori di tutto il mondo.
La sua costruzione nasce da una promessa fatta alla Madonna. Durante l’assedio di Torino del 1706, il 2 settembre, il duca Vittorio Amedeo II e il principe Eugenio, in un gesto di profonda fede, si recarono nella piccola chiesa di Superga. Qui, durante una solenne liturgia, i due uomini parteciparono attivamente ai riti religiosi. Al momento della consacrazione, mentre risuonavano le note dell’Ave Maria, il duca si prostrò ai piedi della statua della Madonna, formulando un voto solenne: se la Vergine avesse interceduto in suo favore, avrebbe eretto un tempio grandioso sulla cima del colle.
La mattina del 7 settembre 1706, il boato delle armi risuonò sui campi di battaglia. Lo scontro fu feroce, ma alla fine l’esercito piemontese riuscì a prevalere. La notizia della vittoria si sparse rapidamente, scatenando un’ondata di gioia e sollievo tra la popolazione, stremata dalle sofferenze dell’assedio.
Torino era libera, e con lei tutto il Piemonte, che finalmente poteva riabbracciare la sua autonomia. La gente attribuì la vittoria miracolosa all’intercessione della Madonna, a cui il duca aveva rivolto la fervida preghiera.
Nel 1717, il duca, dopo essere diventato re di Sicilia e successivamente di Sardegna, posò la prima pietra di un grandioso tempio votivo dedicato alla “Madre del Salvatore – Salvatrice di Torino“. Per costruirlo, si dovette abbassare il colle di ben quaranta metri, demolendo la precedente chiesa che il Comune di Torino aveva ceduto al sovrano. Il progetto della basilica e del palazzo fu affidato all’architetto messinese abate Filippo Juvarra, che realizzò un autentico capolavoro. Dopo quattordici anni di lavoro, il tempio venne completato e aperto ai fedeli il 1º novembre 1731 con una cerimonia solenne.
La struttura della Basilica di Superga
La basilica di Superga non è solo un edificio, ma una vera e propria “fabbrica di potere“. La sua costruzione, attentamente studiata e pianificata, è stata pensata per trasmettere un messaggio chiaro: l’affermazione della dinastia Savoia e la sua centralità nel territorio piemontese.
L’architettura maestosa, la posizione strategica, allineata con il castello di Rivoli e la Reggia di Venaria, crea un triangolo ideale che sottolinea la grandezza e l’influenza dei Savoia. Tutti elementi che concorrono a creare un’immagine di grandezza e potere.
L’interno della basilica è caratterizzato da proporzioni grandiose. La navata centrale, lunga 51 metri, culmina in una cupola imponente che raggiunge i 75 metri di altezza. L’organo, posto in controfacciata, contribuisce all’armonia dell’insieme, creando un’acustica straordinaria.
Grazie alla sua posizione elevata, l’edificio è visibile da grandi distanze, e nella cripta sottostante la basilica, il tempo si è fermato per i Savoia. Qui infatti, avvolti da un’atmosfera di sacralità, riposano i resti di re e regine, i protagonisti di una dinastia che ha segnato la storia d’Italia.
Sulla piazza antistante, in memoria del re Umberto I, assassinato nel 1900, sorge un monumento carico di simbolismo. Realizzato da Tancredi Pozzi su commissione di Vittorio Emanuele III, l’opera raffigura un’aquila ferita da una freccia, simbolo della tragica fine del sovrano. Ai piedi della colonna, un guerriero celtico, emblema della città di Torino, rivolge lo sguardo al cielo, in un gesto di dolore e di speranza.
La storica “Dentera” di Superga: un viaggio tra passato e innovazione
Per l’Esposizione generale italiana del 1884, venne costruita una ferrovia a cremagliera per agevolare l’ascesa dei turisti sulla collina di Superga. Questa linea di circa 3 km collegava la Borgata Sassi, situata alla base, con la basilica in cima, e utilizzava un sistema di trazione funicolare, noto popolarmente come “Dentera“.
Nel 1934 il sistema funicolare, ormai superato, fu sostituito dalla trazione elettrica, che mantenne la linea in funzione fino agli anni settanta. La tranvia a dentiera, unica nel suo genere in Italia, percorre un tragitto di 3.100 metri superando un dislivello di 425 metri con una pendenza media del 13,5%. Questo affascinante mezzo di trasporto, ancora oggi, con le sue carrozze storiche, consente di raggiungere la basilica e godere di uno dei panorami più spettacolari della regione.
La tragedia di Superga
Il 3 maggio 1949, il Grande Torino si recò a Lisbona per un’amichevole contro il Benfica, un incontro che avrebbe dovuto essere una festa del calcio. La partita, giocata in onore di Francisco Ferreira, fu un vero spettacolo, con le due squadre che si affrontarono con grande fair play.
Purtroppo, la vittoria dei portoghesi per 4-3 sarebbe stata l’ultima gioia per i granata, che il giorno dopo sarebbero stati vittime di una tragedia che sconvolse il mondo intero. L’Estadio Nacional di Jamor, che aveva accolto l’ultima esibizione del Grande Torino, divenne così il palcoscenico di un’indimenticabile storia di sport e di vita.
Un volo verso un triste destino
Alle 17:03 del 4 maggio 1949, il Fiat G.212, con a bordo il Grande Torino, intraprese un lungo viaggio da Lisbona a Torino, con una sosta intermedia a Barcellona. L’aereo seguì una rotta prestabilita, sorvolando diverse località costiere. Tuttavia, all’approssimarsi di Torino, le condizioni meteorologiche peggiorarono rapidamente, con nubi basse e un forte vento di libeccio che riduceva la visibilità a soli 40 metri.
Nonostante le difficoltà, l’equipaggio cercò di raggiungere l’aeroporto di Torino-Aeritalia, ma il destino aveva in serbo una tragica sorpresa.
L’equipaggio del velivolo, fiducioso, comunicò alla torre di controllo di essere in rotta verso Torino. Tuttavia, le insidie del cielo si rivelarono più forti delle previsioni; infatti un forte vento laterale, combinato con un possibile malfunzionamento dell’altimetro, deviò l’aereo dalla sua traiettoria. La nebbia, fitta e impenetrabile, nascose la collina di Superga, trasformandola in una silenziosa assassina.
L’impatto fu violento e improvviso. L’aereo si schiantò violentemente contro il terrapieno posteriore della basilica, impattando ad altissima velocità. Lo schianto fu talmente forte da distruggere quasi completamente il velivolo, lasciando intatto solo l’impennaggio. Non ci furono segni di manovre evasive da parte dei piloti.
Non ci fu scampo per nessuno. I sogni e le speranze di 31 persone furono spezzati: l’intera squadra, i dirigenti, gli accompagnatori, l’equipaggio e tre giornalisti sportivi italiani. La notizia del disastro sconvolse l’Italia intera, che piangeva la perdita di una squadra che rappresentava un simbolo di rinascita e di speranza.
Un ricordo vivido nel cuore degli italiani
All’interno del Museo del Grande Torino, a Grugliasco, sono custoditi preziosi reperti dell’aereo, tra cui un’elica, uno pneumatico e frammenti della fusoliera. Tra gli oggetti più toccanti, le valigie di Mazzola, Maroso ed Erbstein, che raccontano l’intimità dei calciatori scomparsi.
La tragedia di Superga resta una ferita aperta nel cuore dei tifosi granata e di tutti gli appassionati di calcio. La scomparsa del Grande Torino fu un lutto nazionale, un evento che segnò profondamente la storia dello sport italiano. Nonostante il passare degli anni, il ricordo di quella squadra e di quel giorno tragico rimane vivo; un monito a non dimenticare le vittime e a celebrare la loro memoria.
Superga e il Grande Torino: grandezza e memoria scolpiti nella storia
Guardando la Basilica di Superga, io e Max siamo rimasti colpiti dalla sua imponenza e dall’eleganza barocca che domina la collina, e dalla visione maestosa sulla città di Torino e le Alpi all’orizzonte. La sua struttura, solenne e armoniosa, dona una sensazione di grandezza e di pace. Il silenzio e la tranquillità del luogo rendono l’esperienza quasi mistica, come se si venisse trasportati in un tempo passato in cui la spiritualità e la bellezza artistica si fondono.
Ma è nel retro della basilica, avvicinandosi al luogo della tragedia del Grande Torino, che l’atmosfera cambia. Qui, dove una lapide e una piccola area commemorativa onorano i giocatori, si respira un silenzio carico di emozione. Si sente il peso della memoria, e ogni dettaglio, dal muro ai fiori lasciati dai tifosi, sembra parlare del dolore e della profonda ammirazione che il popolo italiano ha mantenuto per questa squadra. Guardando quel luogo, si avverte un senso di rispetto e malinconia, come se il tempo si fermasse per onorare quei campioni che hanno lasciato un’impronta indelebile nella storia del calcio.
Un’esperienza toccante, che ti lascia con un sentimento di gratitudine e di riflessione, ricordando quanto sia preziosa la memoria collettiva e quanto i luoghi come Superga possano custodire, tra bellezza e tragedia, frammenti indelebili del passato.
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Lucy