Onna, una storia di bellezza, coraggio e speranza, situata nel cuore di una delle regioni più affascinanti d’Italia, l’Abruzzo. Questo pittoresco borgo rurale, nascosto tra le montagne abruzzesi, sembra uscito da una fiaba e offre una combinazione unica di paesaggi mozzafiato, storia ricca e autenticità.
È una frazione dell’Aquila, di soli 380 abitanti situata a circa 10 chilometri dal centro storico, ad una altitudine di 581 m s.l.m. Spesso trascurato dai circuiti turistici principali, questo paesino offre un’esperienza che consente di scoprire la vera essenza della vita italiana in un contesto rurale e montano.
Onna ha origini antichissime. Le prime tracce di insediamenti umani risalgono all’epoca preromana, mentre il paese vero e proprio si è formato intorno all’anno 1000. Durante il Medioevo, il borgo fu sotto il controllo di vari signori feudali, e la sua storia è strettamente legata a quella dell’Aquila, la città principale della zona.
Onna, purtroppo, è nota a causa di due eventi tragici che hanno segnato profondamente la storia di questa comunità. Tuttavia, la sua rinascita e la forza dimostrata nel superare queste avversità ne stanno ridisegnando il racconto, offrendo una prospettiva di speranza e resilienza, mantenendo viva la sua identità storica e culturale.
Il tragico evento dell’eccidio di Onna
Nel 1944 Onna fu teatro di una strage nazista. La cittadina era un luogo dove i battaglioni tedeschi si fermavano per riposarsi e rifornirsi prima di proseguire la loro ritirata verso l’Italia settentrionale. Queste soste erano spesso accompagnate da razzie di cibo e beni di prima necessità.
Il 2 giugno, alcuni militari tedeschi requisirono due cavalli di proprietà di due famiglie del paese. I capifamiglia si recarono al comando tedesco per chiedere la restituzione dei cavalli, ma ne scaturì una colluttazione tra un soldato tedesco e il figlio di una delle famiglie, Giovanni Ludovici. Giovanni, ferito da un colpo di arma da fuoco, si rifugiò dai partigiani.
I tedeschi, infuriati, arrestarono la figlia diciassettenne dell’altra famiglia, Cristina Papola. Picchiarono, violentarono e infine uccisero la ragazza dopo che si rifiutò di rispondere alle loro domande.
La settimana successiva una divisione di fanteria leggera dell’esercito tedesco, la 114. Jäger-Division, guidata dal generale Hans Boelsen, arrivò ad Onna. Questa divisione di circa 10.000 uomini si distinse per la sua brutalità nei confronti della popolazione civile e per i numerosi crimini di guerra che commise.
I militari radunarono una trentina di persone chiedendo informazioni su Giovanni Ludovici. Alcune donne consegnarono ai tedeschi la madre vedova e la sorella di Giovanni, sperando di ottenere clemenza. I tedeschi, però, fucilarono le due donne e altri quattordici uomini, di età compresa tra i 15 e i 38 anni. Infine, fecero esplodere la casa della famiglia Ludovici e minarono altre dieci abitazioni, danneggiandone alcune e saccheggiandone altre. Nel maggio 1945, le forze alleate in Italia catturarono la divisione.
L’eccidio di Onna è un doloroso capitolo della storia locale e oggi, la memoria di questo tragico evento è commemorata per onorare le vittime e sottolineare l’importanza della pace e della comprensione tra le nazioni.
Onna: dal sisma del 2009 alla rinascita, una storia di bellezza e coraggio
Il 6 aprile 2009, il terremoto devastò anche Onna, come fece con L’Aquila, provocando il crollo della maggior parte degli edifici e causando danni gravi persino a quelli rimasti in piedi.
La frazione ha subito il maggior numero di vittime umane, con circa il 15% della popolazione perita. Anche gli animali hanno sofferto a causa del crollo di numerose stalle nel paese.
Dopo il sisma, l’ambasciatore della Repubblica Federale di Germania in Italia, Michael Steiner, ha promesso il contributo della Germania alla ricostruzione della frazione in memoria della strage del 1944. Di conseguenza, una compagnia privata tedesca ha ricevuto l’incarico di ripristinare Onna con un progetto che prevede la ricostruzione del centro utilizzando edifici in cemento armato che rispecchiano lo stile ottocentesco.
Il governo tedesco ha sovvenzionato la realizzazione di alloggi per gli sfollati, finanziando interamente il restauro della chiesa di San Pietro Apostolo e la fabbricazione di una Casa della Cultura. In occasione di un sopralluogo successivo al sisma, la ora ex cancelliera tedesca Angela Merkel ha omaggiato la lapide in ricordo della strage.
Dopo l’evento, Gianna Nannini e Isabella Santacroce hanno scritto il brano musicale “Donna d’Onna“, con la partecipazione di Laura Pausini, Giorgia, Elisa e Fiorella Mannoia. Le artiste hanno presentato questo brano al concerto di beneficenza “Amiche per l’Abruzzo” e lo hanno successivamente pubblicato come singolo.
Chiesa parrocchiale di San Pietro Apostolo
La chiesa di San Pietro Apostolo è un edificio religioso risalente al XII secolo, ed è l’unico presente in paese. Fu ricostruita dopo il terremoto del 1461, come testimoniano gli affreschi preziosi rinvenuti dopo il terremoto.
Infatti il sisma ha portato ad un effetto paradossale: il 25 aprile 2009 sono venuti alla luce frammenti di preziosi affreschi del Quattrocento, poiché l’intonaco che li copriva era venuto meno.
La chiesa è in pietra di montagna, a navata unica, con facciata massiccia decorata da un portale duecentesco e un piccolo rosone. Il campanile è a torre.
L’interno della chiesa è stato completamente ripristinato dopo il terremoto seguendo rigorosamente la pianta originaria. Gli stucchi del ‘700 e l’intonaco bianco rendono l’interno elegante e armonioso.
Onna dopo il sisma: storia di bellezza, coraggio e speranza
Sono passati tanti anni da quel tragico evento e ciò che ho visto camminando per le viette del borgo sono molte case nuove, tanti edifici in fase di ricostruzione e diversi ancora da ricostruire. Si nota proprio come il paese sparì quasi completamente per ridursi in macerie.
Un silenzio surreale avvolgeva la cittadina, polverosa e semideserta. I resti dell’evento tragico, ancora visibili tra le macerie e le impalcature, proiettavano un’ombra di tristezza sul futuro, ma al contempo offrivano un tenue barlume di speranza.
Una poesia, come una ferita aperta, è affissa su un muro: ‘La nostra bella Onna. Quant’era bella Onna prima dell’orrendo scossone. Sorta fra le acque e immersa nella verde valle dell’Aterno. Mille anni di storia e milioni di storie. Semplici e vere.’
La maggior parte della popolazione vive in una zona adiacente il borgo, nei MAP, ovvero Moduli Abitativi Provvisori. Solo poche persone hanno potuto spostarsi nelle nuove abitazioni.
Ho visto che questi prefabbricati sono distribuiti quasi a cerchio, come a formare una comunità. Si può solo provare ad immaginare la sofferenza che hanno provato queste persone.
Per me è stato quasi sconvolgente e profondamente toccante osservare i tanti segni di devastazione ancora così visibili. Ogni crepa, ogni maceria racconta una storia di dolore e perdita, suscitando in me un profondo senso di compassione per le vittime e per un’intera comunità segnata dalla tragedia. Nonostante lo spettacolo desolante, ho percepito una straordinaria forza di volontà in questa comunità. Le tracce della tragedia sono ancora evidenti, ma la speranza di ricostruire è palpabile, come un faro che illumina un futuro migliore.
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Lucy