Una notte in un luogo inquietante ma dai risvolti positivi
Lasciamo Cefalù (dove abbiamo fatto solo il bucato) nel tardo pomeriggio del 31 luglio, ignari di andare incontro ad una notte inquietante ed insonne. L’applicazione Park4night non ci stava aiutando. In zona non c’erano posti dove potersi fermare per dormire. La costa, in direzione Palermo, era troppo trafficata e invasa dai villeggianti.
Prendiamo direzioni a caso decidendo ad un certo punto di dirigerci verso l’entroterra pensando di trovare più tranquillità e soprattutto un parcheggio prima che facesse buio. Ma i chilometri passavano e non trovavamo nulla di idoneo. Per lo più, oltretutto, stavamo percorrendo solo strade di campagna e stava scendendo la sera.
Iniziavamo ad innervosirci. Non ci piace viaggiare o cercare il posto per trascorrere la notte con il buio.
La mattina dopo io dovevo fare l’esame del corso che stavo frequentando e avevo bisogno di connessione internet.
La strada scorreva e stavamo anche salendo di quota. Mi prende la paura perché guardando oltre il guardrail vedevo che eravamo in alto e come sai ho paura dell’altitudine. Chiudo gli occhi per non guardare ma purtroppo mi prende l’agitazione.
Eravamo affamati e irritati. Max poi si innervosisce quando vede che ho paura e quindi è meglio che cerco di rilassarmi per non sentire lui che mi dice di non pensarci e non guardare alla mia destra.
Ad un certo punto arriviamo in un paesino e ci addentriamo. Le strade erano strette e praticamente tutte in pendenza. Niente… non c’era un parcheggio adeguato. Torniamo indietro verso l’uscita del paese e sulla destra vediamo una rientranza con una fontana. Ci fermiamo per decidere come procedere. Scendiamo dal van e ci guardiamo intorno.
Buio pesto, una casa abbandonata dietro di noi e questa grande fontana con vasca al centro di questo piccolo piazzale. Solo la luce data da un lampione. Un rumore strano, molto vicino, spaccava il silenzio ma non si vedeva nulla e non si riusciva a capire cosa fosse. Sembrava il rumore delle pale eoliche.
Ed erano proprio loro. La mattina successiva infatti le abbiamo viste di fronte a noi. Un parco eolico!
Erano le 23 ormai e Max non aveva più voglia di guidare. Decidiamo di fermarci lì. Non alziamo il soffietto e scegliamo di dormire vestiti. Io sulla panca posteriore e Max sul sedile del passeggero girato verso l’interno e con le gambe stese sul puff del wc. Così in caso di necessità eravamo pronti a partire.
Quel posto faceva davvero rabbrividire e a quell’ora non passavano ne persone ne auto. Non abbiamo dormito molto. Diciamo che avevamo un occhio aperto e uno chiuso ed eravamo scomodissimi. E dulcis in fundo… non c’era linea telefonica! Eravamo al buio e isolati.
Arriva la luce del giorno finalmente. Ci svegliamo che praticamente eravamo già a pezzi per quanto scomodi avevamo dormito. In ogni caso dovevamo alzarci per trovare un posto dove io potessi svolgere l’esame.
La fontana era perfettamente funzionante e l’abbiamo utilizzata per lavarci la faccia.
Quindi ci dirigiamo in paese e non potevamo credere ai nostri occhi. La luce del giorno ci stava mostrando il contrario di ciò che avevamo visto la sera prima. Parcheggiamo Shark in fondo al paese dove la strada finiva, dinanzi a un belvedere. Una terrazza affacciata su un panorama spettacolare sulle colline circostanti.
A piedi andiamo a fare colazione presso il primo bar aperto che troviamo (forse l’unico) sito sul viale principale: Corso Vittorio Emanuele. Ordiniamo due cappuccini e due brioches: Max alla crema ed io al pistacchio. Queste ultime erano talmente buone che abbiamo fatto il bis! La titolare, poi, una signora simpatica e gentile.
Affronto e supero l’esame davanti ad un bellissimo scenario. C’era tranquillità, silenzio e un bel sole.
Questo splendido paesello di soli 466 abitanti si chiama Campofelice di Fitalia. In provincia di Palermo. È situato a 734 m.s.l.m e diciamo che nacque nel 1814 con la presa di possesso delle prime abitazioni, ma ha una storia risalente al 1101 in epoca feudale.
Il nome composto da “campo” e “felice” sta ad indicare la fertilità dei terreni e “fitalia” indica una terra fruttifera.
Non ci sono punti di interesse da vedere. C’è solo la Chiesa di San Giuseppe situata a circa metà del viale principale e di cui non ho trovato particolari informazioni.
Per pranzo abbiamo deciso di assaggiare prodotti del luogo e così ci siamo recati nell’unico panificio/gastronomia aperto che ci ha fatto due grossi e ottimi panini farciti. Li abbiamo gustati seduti su una panchina del vicino parchetto. In giro c’eravamo solo noi. Il paese era deserto e silenzioso.
Campofelice si è rivelata una bellissima sorpresa, soprattutto dopo la scomoda nottata precedente. Un borgo genuino, dove le persone sono rilassate e salutano se ti incontrano per strada. Un paese dove si conoscono tutti e ancora passa il camion della frutta che, con il suo altoparlante, riecheggia per tutto il villaggio. Dopo il pranzetto siamo ripartiti per la destinazione successiva.
Un’altra splendida meta di quest’isola meravigliosa.
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Lucy